6 ноября 2023
Pur essendo simile per caratteristiche alla plastica sintetica tradizionale, sia per leggerezza che per resistenza, la bioplastica compostabile ne rappresenta un’alternativa sostenibile a basso impatto e ad alte performance d’uso e di servizio. Consente infatti cicli di vita dei prodotti più sostenibili nell'ambito di un'economia circolare.
Cosa si produce
La bioplastica compostabile viene utilizzata per produrre sacchetti per frutta e verdura, buste della spesa, piatti, bicchieri, vassoi, posate o ancora pellicole estensibili, retine, sacchi, capsule per il caffè e thè o vaschette per il gelato.
Cos’è
Ci sono molti tipi di bioplastiche:
• alcune sono a base biologica, ovvero derivano da sostanze vegetali e animali come mais, grano, tapioca, patate, canna da zucchero, oli vegetali, alghe e cellulosa
• altre sono biodegradabili, ma non compostabili, pur essendo ottenute da fonti fossili (petrolio)
• le più virtuose, infine, sono biodegradabili biobased, come l’acido polilattico (Pla) e i poliidrossialcanoati (Pha e Phb) e quelle a base di amido come il MATER-BI
Biodegradabile vs. Compostabile
Occorre fare chiarezza sui termini “biodegradabile” e “compostabile”, per comprendere perché è necessario riconoscere i manufatti compostabili e conferirli con l’organico.
Biodegradabile è un materiale, non necessariamente di natura esclusivamente organica, che si decompone in un arco di tempo e in condizioni particolari (in un impianto industriale) formando elementi quali sali minerali, acqua, anidride carbonica ecc.
Compostabile, invece, è un materiale che in tre mesi, in un impianto di compostaggio, diventa compost, terriccio fertilizzante ricco di proprietà nutritive per il terreno. Solo ciò che è compostabile ha le stesse caratteristiche dei nostri scarti organici: per questo è necessario prestare attenzione all’etichetta e conferirli insieme nel contenitore marrone.
Come si riconosce
La normativa europea (UNI EN 13432:2002 e UNI EN 14995:2007) definisce le caratteristiche che un imballaggio o un manufatto deve possedere per poter essere definito “compostabile”, riconoscibile dall’etichetta: sono presenti i simboli del CIC, Ok Compost, compostable e DIN industrial compostable.
Solo la presenza di uno di questi simboli garantisce che è possibile raccogliere i prodotti in bioplastica compostabile insieme all’umido domestico, perché certifica le caratteristiche di biodegradabilità e compostabilità richieste dalla normativa EN 13432.
Come si ricicla
La bioplastica compostabile certificata va riciclata insieme ai rifiuti organici, gettata quindi nel cassonetto marrone: in questo modo si trasforma in compost, un fertilizzante naturale molto utile per il terreno. Una volta raccolti correttamente nella frazione umida organica, gli imballaggi in bioplastica certificata vengono trattati in impianti di compostaggio industriale. Ed è lì che prendono nuova vita: si trasformano in biogas e compost, un fertilizzante naturale utile per contrastare la desertificazione del suolo.
Cosa si produce
La bioplastica compostabile viene utilizzata per produrre sacchetti per frutta e verdura, buste della spesa, piatti, bicchieri, vassoi, posate o ancora pellicole estensibili, retine, sacchi, capsule per il caffè e thè o vaschette per il gelato.
Cos’è
Ci sono molti tipi di bioplastiche:
• alcune sono a base biologica, ovvero derivano da sostanze vegetali e animali come mais, grano, tapioca, patate, canna da zucchero, oli vegetali, alghe e cellulosa
• altre sono biodegradabili, ma non compostabili, pur essendo ottenute da fonti fossili (petrolio)
• le più virtuose, infine, sono biodegradabili biobased, come l’acido polilattico (Pla) e i poliidrossialcanoati (Pha e Phb) e quelle a base di amido come il MATER-BI
Biodegradabile vs. Compostabile
Occorre fare chiarezza sui termini “biodegradabile” e “compostabile”, per comprendere perché è necessario riconoscere i manufatti compostabili e conferirli con l’organico.
Biodegradabile è un materiale, non necessariamente di natura esclusivamente organica, che si decompone in un arco di tempo e in condizioni particolari (in un impianto industriale) formando elementi quali sali minerali, acqua, anidride carbonica ecc.
Compostabile, invece, è un materiale che in tre mesi, in un impianto di compostaggio, diventa compost, terriccio fertilizzante ricco di proprietà nutritive per il terreno. Solo ciò che è compostabile ha le stesse caratteristiche dei nostri scarti organici: per questo è necessario prestare attenzione all’etichetta e conferirli insieme nel contenitore marrone.
Come si riconosce
La normativa europea (UNI EN 13432:2002 e UNI EN 14995:2007) definisce le caratteristiche che un imballaggio o un manufatto deve possedere per poter essere definito “compostabile”, riconoscibile dall’etichetta: sono presenti i simboli del CIC, Ok Compost, compostable e DIN industrial compostable.
Solo la presenza di uno di questi simboli garantisce che è possibile raccogliere i prodotti in bioplastica compostabile insieme all’umido domestico, perché certifica le caratteristiche di biodegradabilità e compostabilità richieste dalla normativa EN 13432.
Come si ricicla
La bioplastica compostabile certificata va riciclata insieme ai rifiuti organici, gettata quindi nel cassonetto marrone: in questo modo si trasforma in compost, un fertilizzante naturale molto utile per il terreno. Una volta raccolti correttamente nella frazione umida organica, gli imballaggi in bioplastica certificata vengono trattati in impianti di compostaggio industriale. Ed è lì che prendono nuova vita: si trasformano in biogas e compost, un fertilizzante naturale utile per contrastare la desertificazione del suolo.